Un doveroso ringraziamento ai nostri "ispiratori"

Si sente a volte la necessità (direi quasi il dovere) di condividere le proprie esperienze, conoscenze e passioni.
Nell'ambito della scienza e della tecnica si è sempre ben consci della propria ignoranza, ma si avverte al tempo stesso l'importanza di comunicare quanto si conosce agli altri, soprattutto ai più giovani e meno esperti.
La cosa più importante poi non risiede in quelle poche schegge di esperienza che si riescono a condividere, quanto nella passione che ci ha permesso di acquisirle.
Trasmettere una scintilla di quella passione è tanto difficile quanto fondamentale.
Ognuno di noi ha avuto uno o più ispiratori che ci hanno istradato lungo il cammino di un "hobby" o di una professione.
Io dovrei ricordare l'amico conosciuto al mare che mi disegnò su un foglio di carta da lettera (che ancora conservo) lo schema e le istruzioni per costruire la mia prima radio "a galena" (in realtà utilizzava un bel diodo al germanio OA81 che ancora conservo gelosamente) e tanti, tanti altri, amici, conoscenti e colleghi, che hanno segnato la mia vita fornendomi idee ed ispirazione.

Non posso tuttavia non menzionare particolarmente un signore che, pur non avendolo io mai incontrato, ha influenzato più di tutti la mia vita e che rimane tuttora un riferimento ed un modello ideali: Guglielmo Marconi.

Guglielmo Marconi, padre della radio e primo radioamatore

Guglielmo Marconi, padre della radio e primo radioamatore

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giovedì 1 settembre 2011

Esplorando il futuro, senza temere il cambiamento

“Qual è stato e quale presumibilmente sarà il ruolo della fantascienza nello sviluppo della scienza e della tecnologia, particolarmente nell’ambito spaziale?”
Per poter rispondere a questa ambiziosa e complessa domanda, si dovrebbe logicamente dare prima risposta a quella, ancor più ambiziosa e complessa: “Che cos’è la fantascienza?”
La fantascienza è innanzi tutto uno stile letterario, i cui confini sono peraltro alquanto controversi, ma ha anche forti influenze sulle industrie televisiva e cinematografica, costituendo quindi un fenomeno mediatico di non trascurabile portata (si pensi al successo della serie televisiva “Star Trek” o della saga cinematografica “Star Wars”).
Ritornando alla domanda iniziale, si farà riferimento a quattro maestri della fantascienza che hanno contribuito, anche attraverso il cinema, a forgiare il nostro immaginario collettivo e la mitologia tecnologica della nostra cultura: Arthur C. Clarke, Isaac Asimov, Philip K. Dick e Fritz Lang.
Questi quattro maestri (i primi tre scrittori, l’ultimo regista) hanno tutti, seppur con stili e punti di vista differenti, delineato futuri possibili nei quali lo spazio costituisce l’“ultima frontiera” e l’esplorazione del cosmo risponde all’anelito umano verso la conoscenza.
Sessantasei anni fa, Arthur C. Clarke, un allora oscuro tecnico radar della RAF, membro della British Interplanetary Society (un’associazione di sognatori appassionati di fantascienza e di voli spaziali), inviò all’editore della rivista inglese Wireless World una lettera intitolata “Peacetime Uses for V2” (“Usi pacifici della V2”). Era il 1945 e l’Inghilterra era appena uscita dal secondo conflitto mondiale, durante il quale i missili tedeschi V2 avevano costituito l’incubo delle popolazioni civili. La lettera anticipava in modo semplice e chiaro la possibilità di utilizzare la tecnologia missilistica per mettere satelliti in orbita intorno alla Terra, già preconizzando satelliti in orbita geostazionaria per applicazioni di telecomunicazione:
“ Vorrei concludere menzionando una possibilità per un futuro più remoto (forse fra cinquanta anni). Un satellite artificiale alla corretta distanza dalla Terra compierebbe una rivoluzione ogni 24 ore, rimarrebbe cioè stazionario sopra la stessa posizione ed in grado di coprire quasi metà della superficie terrestre. Tre stazioni ripetitrici a bordo di rispettivi satelliti, spaziate di 120 gradi sulla corretta orbita, potrebbero quindi distribuire televisione e comunicazioni a frequenze microonde all’intero pianeta.”
Queste poche righe possono oggi sembrarci ovvie e banali. Vale la pena riflettere, tuttavia, sul fatto che esse furono scritte tredici anni prima del lancio del primo satellite artificiale, Sputnik 1.
In seguito Clarke scrisse un articolo molto più dettagliato che intitolò “The Future of World Communications”. L’editore di Wireless World lo pubblicò nel numero di ottobre 1945 cambiandone il titolo in “Extra-Terrestrial Relays”. Tutto il resto, si potrebbe dire, è storia. Ai nostri giorni, ci sono più di 300 satelliti operativi in orbita geostazionaria ed i loro servizi pervadono la nostra vita quotidiana, dalle telecomunicazioni digitali alle previsioni meteorologiche ed alle trasmissioni televisive.
C’è quanto basta per rendere un uomo famoso ed iscriverlo nel libro della Storia. Arthur C. Clarke, tuttavia, oltre a tante opere letterarie e di divulgazione scientifica, rimarrà anche famoso per averci regalato, insieme ad un altro genio, il regista Stanley Kubrik, un sogno sul futuro dell’umanità che fa ormai parte del nostro immaginario collettivo: quello descritto nel film “2001: odissea nello spazio”.
C’è un altro riconoscimento che ancora non è stato ufficialmente riconosciuto a Sir Arthur C. Clarke: quello di inventore “ante litteram” di Internet e del World Wide Web (Tim Berners-Lee non ci voglia alcun male). Come recentemente sostenuto dallo stesso Clarke in una lettera ad una rivista dello IEEE (“Institute of Electrical and Electronic Engineers”) e modestamente fatto notare da chi scrive alcuni anni prima, nell’ormai lontano 1963 egli pubblicò un racconto breve intitolato “Chiamata per l’homo sapiens” (“Dial F for Frankstein”, nella versione originale inglese). In questo scritto Clarke paventava, con intuizione quasi visionaria, un non lontano futuro nel quale per la prima volta tutti i calcolatori del mondo sarebbero stati connessi tra loro attraverso la rete telefonica; si sarebbe così venuta a creare un’enorme mente artificiale planetaria, che non avrebbe tardato a dare dimostrazione dei suoi poteri.
L’incubo futuristico di Clarke si è realizzato ai nostri giorni, attraverso Internet ed il World Wide Web, anche se in forme e modalità imprevedibili, trascendenti anche la più fervida immaginazione.
Un’ultima, sorprendente scoperta è emersa recentemente dall’epistolario di Arthur Clarke: nel 1956, in una lettera scritta ad un amico, preconizzava un sistema di radionavigazione globale basato su una costellazione di satelliti in orbita. Si può quindi affermare che egli predisse anche i sistemi globali di navigazione satellitare, quali GPS, Glonass e Galileo.
Con uno stile letterario differente da quello di Clarke, ma sempre improntato ad una stretta aderenza a criteri di credibilità tecnologica e scientifica, Isaac Asimov, altro grande maestro della fantascienza, ci ha donato saghe indimenticabili, sia per la loro grandiosità che per la loro acuta preveggenza, quali il ciclo della Fondazione e quello dei Robot. Le ormai universalmente famose “Tre leggi della robotica”, da lui formulate insieme a John Campbell nel 1940, costituiscono un primo tentativo di immaginare un futuro nel quale l’Umanità dovrà saper convivere con i prodotti, sempre più sofisticati, della propria stessa tecnologia.
Autore controverso e spesso contraddittorio (ma sempre geniale), Philip K. Dick ha concentrato la propria opera letteraria sugli impatti culturali e sociologici che la tecnologia avrà nei nostri possibili futuri. La trasposizione cinematografica delle sue opere, per lo più postuma, si è rivelata un grande successo commerciale ed alcuni film sono degli autentici capolavori (primo fra tutti “Blade Runner”, che contende a “2001: Odissea nello spazio” il posto di miglior film di fantascienza mai prodotto). Il tema delle opere di Dick, sempre soffuso di un più o meno marcato pessimismo, è quello della realtà, che il progresso tecnologico rende sempre più complessa ed in rapida evoluzione, mentre la nostra comprensione di essa diventa, parallelamente, sempre più difficile e non univoca.
Perché infine includere Fritz Lang, un grande regista del cinema muto, fra i maestri della fantascienza? Non solo per il suo notissimo capolavoro “Metropolis”, ma anche e soprattutto per il meno noto film muto “Frau Im Mond” (“Donna sulla Luna”). Questo film è unanimemente considerato il primo "serio" film di fantascienza ed ha di sicuro ispirato Wernher von Braun durante tutte le sue ricerche, fino allo sbarco dell'uomo sulla Luna.
"Frau Im Mond” fu girato da Lang nel 1929 con la consulenza di Hermann Oberth, uno dei padri della missilistica e dell'astronautica, che fu proprio il maestro (poi capo e collaboratore) di von Braun.
Il film introdusse per la prima volta l'idea del "conto alla rovescia"("count-down") durante il lancio di un razzo. L'idea, introdotta per creare la necessaria atmosfera drammatica al momento del lancio, fu poi adottata nella realta' e fa ormai parte dell'immaginario collettivo legato alle imprese spaziali.
Il film prospettava inoltre per la prima volta l'utilizzo di propellente liquido ed il concetto di razzo a due stadi. Mostrava poi con sufficiente realismo gli effetti dell'assenza di gravita' a bordo di una navicella spaziale.
Alla luce degli autori appena citati, è evidente che la fantascienza odierna è andata ben oltre lo spirito illuminista e positivista dei romanzi scientifici, peraltro indimenticabili, di Jules Verne.
Oggi la fantascienza si pone di fronte alla tecnologia con un atteggiamento misto di aspettativa e timore.
Quando si dice che le tecnologie, particolarmente quelle dell’informazione e della comunicazione, stanno cambiando in modo radicale ed irreversibile la nostra società, si attesta un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti.
Ci sono fattori obiettivi che fanno di questa nostra svolta epocale un “unicum”: la portata veramente globale delle trasformazioni in atto e la circostanza che per la prima volta nella storia questo cambiamento abbia una così stretta ed intima relazione con la conoscenza umana, in tutte le sue forme.
La portata globale dei fenomeni umani comporta inoltre una drastica contrazione dei tempi. E’ come se la scala dei tempi della nostra esistenza abbia cambiato unità di misura, come se ciò che prima avveniva in anni avvenga ora nel giro di mesi o addirittura giorni. Questo fenomeno è reso probabilmente più visibile dal parallelo allungamento della vita media degli individui.
Si sperimenta quella che viene definita come “un’accelerazione della storia” ed è necessario chiedersi quanto, a queste modificazioni delle strutture politiche, economiche e sociali, corrisponda una parallela evoluzione della capacità della mente umana di adattarsi ad esse.
L’aspetto profetico, la facoltà di prevedere il futuribile (futuro possibile), non è il contributo più importante della fantascienza. Come lo stesso Asimov afferma:

“Ciò che è invece importante, addirittura decisivo nella fantascienza, è l’elemento stesso che ne ha determinato la nascita: l’intuizione di come la tecnologia generi cambiamento.”

Da questo punto di vista, la fantascienza ci invita a pensare in modo strategico (se ne dovrebbe consigliare la lettura agli uomini politici, non solo italiani), ad affrontare la realtà con approccio sistemico.
La sfida che ci attende è quella di riuscire a far convivere i valori della Tradizione, cioè i valori archetipici (spirituali, culturali, artistici) dell’essere umano con la realtà di un futuro in continuo e radicale cambiamento, sotto la spinta incalzante del progresso tecnologico.
La fantascienza ci ricorda, in ultima analisi, che il futuro ci appartiene, è in larga parte nelle nostre mani: noi lo forgiamo con le nostre azioni (con le nostre idee, direbbe John Maynard Keynes) e possiamo tendere ad un paradiso di conoscenza, benessere e giustizia sociale o ad un inferno di appiattimento materialistico, distruzione dell’ambiente e totalitarismo globale.
Da ultimo, ma non meno importante, rimane alla fantascienza il suo ruolo di generatrice di miti, la sua azione mitopoietica. Mentre una volta poeti e cantori collocavano le loro storie in un passato inaccessibile, oscuro ed allo stesso tempo favoloso, gli odierni poeti dell’immagine televisiva ed i cantori del cinema contemporaneo pongono le loro storie in un ugualmente inaccessibile futuro, promettente ma anche foriero di incertezze e timori.
Il progresso tecnologico ha pertanto spostato il centro di gravità del nostro immaginario collettivo dal passato al futuro. E non a caso, come nel passato l’anelito tutto umano verso l’avventura e l’ignoto ispirava Omero a narrare le peripezie dei reduci dalla guerra di Troia, oggi l’Odissea è nello spazio ed Ulisse è un astronauta.