Poiché il titolo potrebbe suonare un po’ criptico, è bene
darne subito una spiegazione.
Molti dei lettori avranno cominciato la loro passione per
la radio ascoltando le onde corte con il ricevitore casalingo. Si cominciava
tipicamente ascoltando le stazioni di radiodiffusione italiane ed estere
(“broadcast stations”), poi, magari con l’ausilio di un oscillatore di nota
autocostruito (“Beat Frequency Oscillator”, BFO) si passava ad ascoltare i
radioamatori e si sognava, si sognava…
Così, senza nemmeno saperlo, si era diventati BCL
(“BroadCast Listener”) e SWL (“ShortWave Listener”), cioè ascoltatori di onde
corte, e si poteva anche richiedere la licenza ufficiale di ascolto al
ministero delle telecomunicazioni.
Oggi le cose sono un po’ cambiate: le stazioni di
broadcasting su onde corte, almeno nel mondo occidentale (Europa e Stati
Uniti), si fanno sempre più rare; sono onnipresenti le stazioni cinesi, in
tutte le lingue e con potenze quali una volta si potevano permettere solo le
stazioni del blocco sovietico, Radio Mosca per prima.
Rimangono tuttavia molti appassionati ascoltatori, quali
ad esempio gli amici dell’Associazione italiana Radioascolto (AIR), che
esiterei a classificare come meri nostalgici, in quanto a volte si cimentano in
sperimentazioni davvero d’avanguardia, come la “Software Defined Radio” (SDR) o
le modulazioni digitali (DRM e DAB).
Ma tornando al titolo, e proprio a proposito di
sperimentazione e nuovi orizzonti, che vuol dire GNSSL?
GNSSL è un acronimo da me inventato che vuol dire “Global
Navigation Satellite System Listener”, cioè, tradotto in vernacolo,
“ascoltatore di sistemi di navigazione satellitari globali”.
Un GNSS è una costellazione di satelliti in orbita
intorno alla Terra che permette l’individuazione esatta della propria posizione
e permette quindi una navigazione affidabile e precisa.
Il più famoso GNSS è l’americano NAVSTAR GPS (“Global
Positioning System”), ma non è l’unico: oggi esso è affiancato dal russo
GLONASS e presto dai sistemi europeo, Galileo, e cinese, Compass (o Beidou).
Anche India e Giappone stanno sviluppando i loro sistemi, ma con area di
servizio regionale.
Inconsapevolmente, siamo già tutti, o quasi, dei GNSSL:
infatti, chi di noi non ha un navigatore satellitare nella sua automobile e
chi, magari senza saperlo, non possiede uno smartphone dotato di ricevitore
“chip” per la navigazione via satellite (normalmente doppio standard: GPS e
GLONASS)?
Lo scopo di questo articolo è tuttavia quello di
dimostrare come, attraverso un piccolissimo investimento economico, sia
possibile mettere su una stazione semiprofessionale di monitoraggio dei
satelliti GPS (eventualmente anche GLONASS o Galileo), che ci permetterà di
capire meglio le tecniche della navigazione satellitare. Tale stazione potrebbe
anche costituire un interessante ausilio didattico per università ed istituti
tecnici professionali.
Gli “ingredienti” necessari per cominciare la nostra
attività di GNSSL sono veramente pochi: un’antenna con ricevitore integrato, un
personal computer ed un applicativo software adatto allo scopo.
Il cuore di tutta la nostra “stazione” (anche se il
termine può suonare un po’ pretenzioso) è una cosiddetta GPS “antenna” con
interfaccia USB, come quella mostrata in figura 1.
Figura 1: GPS “antenna” con
interfaccia USB
In realtà non si tratta di una semplice antenna, ma di un
ricevitore GPS con tanto di demodulatore ed interfaccia dati (da cui l’uso
dell’interfaccia USB) integrato in un’antenna microstriscia. Le dimensioni
dell’antenna sono piccole, perché ricordo che stiamo lavorando in banda L.
Questo ricevitore/antenna GPS è facilmente acquistabile
“on line”, per esempio su E-Bay, al prezzo
di 30-40 euro.
Le caratteristiche del ricevitore non sono critiche. E’
importante che l’interfaccia verso il PC sia USB e che lo standard di
trasmissione dei dati sia NMEA (più precisamente: NMEA-0183).
Ci sono anche prodotti in grado di ricevere sia i segnali
GPS sia quelli GLONASS. Sono più costosi e richiedono un software di
elaborazione e presentazione dei dati compatibile con lo standard NMEA GLONASS.
Per quanto riguarda il montaggio del ricevitore/antenna,
esso è lasciato all’immaginazione dell’utilizzatore. Bisogna tenere presente
che il componente è previsto lavorare posto su un piano orizzontale, in modo da
estendere, se possibile, il campo di vista da 0 a 90 gradi in elevazione e da 0
a 360 gradi in azimut. Al contrario dei satelliti per telecomunicazioni
geostazionari, infatti, che appaiono fissi all’osservatore terrestre, i
satelliti di navigazione, in orbita più bassa, non geostazionaria, si muovono
velocemente rispetto all’osservatore, assumendo valori variabili di azimut ed
elevazione. L’antenna tuttavia è di tipo omnidirezionale, quindi non è
necessario alcun inseguimento dei satelliti.
Io ho montato la mia antenna con ricevitore integrato sul
lato interno del vetro della finestra del mio ufficio, fissandola con del
nastro adesivo. Per raggiungere più agevolmente il mio laptop, ho utilizzato
una prolunga USB femmina – USB maschio.
Figure 2 e 3:
l’antenna/ricevitore GPS montata sulla finestra del mio ufficio
Per quanto riguarda il personal computer, c’è poco da
dire: un qualunque laptop o desktop dotato d’interfaccia USB ed operante con il
sistema operativo richiesto (Windows) andrà normalmente bene.
Passiamo invece a considerare l’applicativo software.
Sono scaricabili da Internet almeno tre differenti programmi, tutti gratuiti e
senza limiti di tempo (“freeware”):
In questo articolo si darà una
descrizione dettagliata del primo dei tre programmi, VisualGPSView, che mi
sembra essere allo stesso tempo il più semplice da usare ed il più aggiornato,
anche tenendo conto della possibilità di ricevere i segnali GLONASS.
La schermata principale (“Front panel Status”) di VisualGPSView
è mostrata in figura 4.
Figura 4: schermata
principale di VisualGPSView
In alto ed in orizzontale, il grafico
a barre mostra i satelliti GPS in vista (nel caso specifico: nove). Ad ogni
barra verticale è associato un numero in basso che identifica il satellite
della costellazione sulla base del codice che sta trasmettendo (“satellite ID”
o “Pseudo Random Number”, PRN”). I numeri all’interno delle singole barre sono
invece i rapporti segnale/rumore, in dB, con i quali i segnali sono ricevuti.
Il colore delle barre indica se il satellite è (blu) o no (grigio) usato per
determinare la posizione. Nel nostro caso, dei nove satelliti in vista, solo
cinque sono utilizzati per il “positioning”.
Il grafico in basso a destra mostra la
posizione dei satelliti nel piano azimutale. La loro elevazione è tanto più
alta quanto più essi sono vicini allo zenit dell’osservatore, corrispondente
con il centro del grafico.
La tabella in basso a sinistra
riassume infine i risultati del posizionamento, in termini di latitudine
(convenzionalmente, i valori sono in gradi da 0 a 90, positivi se a nord
dell’equatore), longitudine (valori da 0 a 180 gradi, positivi se ad est del
meridiano di Greenwich) ed altezza sul livello del mare, in metri.
Le grandezze PDOP (“Position Diluition
of Precision”), HDOP (“Horizontal Diluition of Precision”) e VDOP (“Vertical
Diluition of Precision”), sono rappresentative della bontà della configurazione
geometrica dei satelliti, dalla quale dipende l’accuratezza del posizionamento.
Senza entrare in maggiori dettagli, ci basterà sapere che un PDOP di 1 è
ideale, fra 1 e 2 è eccellente, fra 2 e 5 è buono.
Una piccola sfida per gli amici
lettori: visto che conoscete adesso le coordinate geografiche del mio ufficio,
vi sfido a scoprire dove lavoro (un suggerimento: se usate Google Earth potete
quasi vedermi).
La seconda schermata, “Scatter Plot”,
mostra l’evoluzione nel tempo dell’errore di posizionamento orizzontale, sul
piano azimutale (figura 5).
Figura 5: grafico
dell’errore orizzontale sul piano di azimuth
La terza schermata, “Position Plot”,
mostra l’evoluzione nel tempo, misurato in termini di campioni del segnale
processati dal ricevitore, di latitudine, longitudine ed altezza.
Le tre curve colorate indicano
rispettivamente in verde i dati grezzi (“raw”), cioè non elaborati
statisticamente; in bianco il valore medio ed in rosso il valore ottenuto con
l’approssimazione ai minimi quadrati. Noterete che, mentre i valori grezzi
possono variare anche di molto, ad esempio a causa di fluttuazioni del livello
del segnale, i valori medi variano molto più dolcemente (figura 6).
Figura 6: evoluzione delle coordinate in funzione
del tempo
L’ultima schermata è infine quella che
ci mostra in tempo reale i famosi dati NMEA forniti dall’antenna/ricevitore
(figura 7).
Figura 7: schermata dei
dati NMEA scaricati in tempo reale
E’ importante che i dati NMEA ricevuti
possono essere salvati in memoria ed essere utilizzati in un secondo momento,
per esempio allo scopo di fare una presentazione o per analizzare in dettaglio
una particolare situazione.
La stazioncina di ricezione dei
segnali GNSS dovrebbe ovviamente essere solo lo spunto per approfondire il tema
e per tentare nuove sperimentazioni, ad esempio utilizzando un’antenna esterna
per aumentare il campo di visibilità (“Field Of View, FOV).
Ai lettori interessati consiglio di
leggere i numerosi articoli già pubblicati su questa rivista (alcuni anche a
mio nome) sul tema della navigazione satellitare e di fare qualche ricerca (la
documentazione disponibile, anche in italiano, è immensa) su Internet. Qualcosa
di utile potrete anche trovarla sul mio blog amatoriale (in italiano) “Space,
radio and more” (http://spaceradioandmore.blogspot.com).
Da ultimo, ritengo importante segnalare l’interesse
da parte di un istituto tecnico industriale ad un’attività didattica basata
sulla semplice stazione descritta, con la speranza che le nuove giovani leve
tecniche italiane siano in grado di sfruttare al meglio le opportunità
professionali offerte dalle tecnologie della navigazione satellitare, in
particolare dall’importante programma di sviluppo del GNSS europeo, Galileo.