Un doveroso ringraziamento ai nostri "ispiratori"

Si sente a volte la necessità (direi quasi il dovere) di condividere le proprie esperienze, conoscenze e passioni.
Nell'ambito della scienza e della tecnica si è sempre ben consci della propria ignoranza, ma si avverte al tempo stesso l'importanza di comunicare quanto si conosce agli altri, soprattutto ai più giovani e meno esperti.
La cosa più importante poi non risiede in quelle poche schegge di esperienza che si riescono a condividere, quanto nella passione che ci ha permesso di acquisirle.
Trasmettere una scintilla di quella passione è tanto difficile quanto fondamentale.
Ognuno di noi ha avuto uno o più ispiratori che ci hanno istradato lungo il cammino di un "hobby" o di una professione.
Io dovrei ricordare l'amico conosciuto al mare che mi disegnò su un foglio di carta da lettera (che ancora conservo) lo schema e le istruzioni per costruire la mia prima radio "a galena" (in realtà utilizzava un bel diodo al germanio OA81 che ancora conservo gelosamente) e tanti, tanti altri, amici, conoscenti e colleghi, che hanno segnato la mia vita fornendomi idee ed ispirazione.

Non posso tuttavia non menzionare particolarmente un signore che, pur non avendolo io mai incontrato, ha influenzato più di tutti la mia vita e che rimane tuttora un riferimento ed un modello ideali: Guglielmo Marconi.

Guglielmo Marconi, padre della radio e primo radioamatore

Guglielmo Marconi, padre della radio e primo radioamatore

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lunedì 23 agosto 2010

LO “S-METER” E LA SCALA DEI PUNTI “S”

Che cosa è lo “S-Meter” ?

Lo “S-Meter” o “Signal–Strength Meter” è il misuratore del livello o intensità (in inglese “strength”) del segnale ricevuto, presente in quasi tutti i ricetrasmettitori commerciali CB o OM attualmente in commercio. La scala è universalmente divisa in punti o unità S da zero a 9, ed in decibel (da +10 a +40) al di sopra di S9. La differenza di un punto S corrisponde ad un rapporto di 6 dB, pari a quattro volte la potenza del segnale ricevuto.
Sfatiamo subito un mito molto diffuso: la maggior parte degli S-Meter non sono calibrati rispetto a livelli assoluti, e forniscono pertanto una lettura utile solo in termini relativi dell’intensità del segnale ricevuto. Si cerca tuttavia di far corrispondere il centro scala dello strumento, corrispondente all’indicazione S9, con il valore di 50 microV, cioè 50 milionesimi di volt (misurati, come ricorderete, all’ingresso del ricevitore su di un carico di 50 Ohm).
In pratica, è pressochè impossibile che uno “S-meter” mantenga la sua calibrazione, seppure relativa, su tutta l’estensione della scala. Normalmente, infatti, il circuito “S-meter” è connesso alla linea di AGC (“Automatic Gain Control”, cioè controllo automatico di guadagno) del ricevitore ed è ben difficile che il circuito di AGC si mantenga lineare sopra un “range” dinamico tanto esteso: stiamo parlando qui di ben 94 dB (6 per 9 più 40)!
Ricordo ai lettori meno esperti che un rapporto di 94 dB corrisponde ad un rapporto in potenza di uno a più di un miliardo.
Ma allora, questa benedetta scala dei punti “S” non serve proprio a niente?

La scala dei punti “S” e la IARU

Scartabellando le pagine di vari manuali, ho alla fine trovato nell’ottimo “Radio Components Handbook” di Guido Silva, I2EO, (MFJ Publishing Company, Inc.) una parziale risposta alla mia domanda.
Sembrebbe infatti che durante la conferenza della IARU (“international Amateur Radio Union”) tenutasi in Ungheria nel 1978, si sia cercato di fare un po’ d’ordine definendo in modo univoco e non soggettivo la scala dei punti “S”, precedentemente espressa con il codice RST (cioè il 59 di ben nota memoria).
La conferenza decise di confermare il rapporto di 6 dB fra un punto “S” e l’altro, definendo però due diversi valori di calibrazione del punto S9, in funzione della banda di frequenza ricevuta.
Per frequenze inferiori a 30 MHz, il livello S9 dovrebbe corrispondere a un livello in potenza del segnale all’ingresso del ricevitore di –73 dBm (pari a 50 microV su 50 Ohm).
Al di sopra dei 30 MHz, invece, lo stesso livello della scala dovrebbe corrispondere ad un segnale cento volte più basso, cioè -93 dBm (pari a 5microV su 50 Ohm).
Questa distinzione è stata fatta tenendo in considerazione il diverso ruolo che il rumore esterno gioca nelle due bande di frequenza. Su tutte le bande decametriche, infatti, il rumore predominante è quello ricevuto dall’antenna e, di origine naturale o generato dall’uomo che sia, raggiunge livelli molto alti, determinando così di fatto la sensibilità del ricevitore.
A frequenze superiori ai 30 MHz, ed in particolare nelle bande VHF ed UHF, l’incidenza del rumore d’antenna si fa invece trascurabile ed è il rumore internamente generato che determina il livello minimo di segnale ricevibile. A queste frequenze si lavora quindi con livelli di segnale generalmente molto più bassi ed è quindi necessario adattare coerentemente la scala dell’intensità del segnale.
La tabella seguente riporta per comodità dei lettori la scala dei punti “S” con i corrispondenti livelli del segnale in potenza ed in tensione.

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