5 minuti e 24 secondi dopo, Sputnik 1 si separò dallo stadio finale per diventare il primo satellite artificiale della Terra.
L’Era Spaziale era cominciata.
1. Introduzione
La tecnologia spaziale è entrata talmente nel nostro vivere quotidiano (dalle parabole per la ricezione della televisione satellitare ai navigatori satellitari ormai presenti in molte delle nostre autovetture) che ci siamo completamente assuefatti ad essa: non ci sorprende più, non fa notizia. E ci dimentichiamo che, se oggi diamo per scontati i viaggi su Marte e le foto da satellite su Internet, questo lo dobbiamo all’entusiasmo ed all’ingegno di migliaia di tecnici, ingegneri e scienziati.
Nel giro di una dozzina di anni, dal 1957 al 1969, si ebbe, pur se sotto la sferza di una competizione ideologica e politica senza quartiere, un’evoluzione tecnica e scientifica senza precedenti, dei cui positivi risultati ancora ci avvantaggiamo a distanza di mezzo secolo. Fino al 4 ottobre 1957 l’umanità non era riuscita ad allontanarsi più di cento chilometri dalla superficie del pianeta; meno di dodici anni dopo, il primo uomo posava il piede sul suolo della Luna.
Ed al di là delle strategie politiche e militari dei loro governanti, tecnici, ingegneri, scienziati e, successivamente, astronauti, furono animati da quello stesso spirito che spinse nel 1492 un navigatore geniale ed intrepido ad affrontare le acque dell’oceano alla ricerca di un continente sconosciuto.
2. Una competizione “scientifica”
Tutto cominciò apparentemente come una competizione scientifica: nell’agosto del 1955 alcuni scienziati sovietici, durante un congresso astronomico internazionale a Copenhagen, avevano annunciato che durante l’Anno Geofisico Internazionale (la cui durata era stato fissata in effetti dal primo luglio 1957 al 31 dicembre 1958, in corrispondenza del massimo di attività del ciclo undecennale del Sole) l’Unione Sovietica avrebbe lanciato un manufatto umano in orbita intorno alla Terra. Neanche a farlo apposta, il presidente americano aveva rilasciato un’analoga dichiarazione qualche giorno prima (il programma del primo satellite americano si sarebbe poi chiamato Vanguard).
I sovietici si stavano di fatto preparando già da alcuni anni. Nel 1951 infatti era cominciato il programma per sviluppare lanciatori in grado tanto di mettere un satellite artificiale in orbita quanto di spedire una bomba atomica in un altro continente. Il gruppo di tecnici ed ingegneri russi era diretto da Sergey P. Korolev, la cui identità fu rivelata al pubblico ed alla storia solo dopo la sua morte, avvenuta nel 1966 (Korolev è anche noto per aver concepito il lanciatore Soyuz, cavallo di battaglia delle missioni spaziali russe, tuttora in uso).
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Nel 1954 il primo missile balistico intercontinentale sovietico, “Raketa-7” o “R-7”, era pronto (“Raketa” in russo significa appunto missile).
Il Raketa-7 non era un razzo multistadio, ma aveva quattro “booster” laterali, montati intorno ad un motore centrale. Tutti e cinque i motori erano a propellente liquido. Il Raketa-7 utilizzato per lo Sputnik-1 era alto poco più di 27 metri ed il suo peso al lancio era di 280 tonnellate.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAJBMAbhF5X83Q1gm1D8wWntTeJbN5TVGMA_KW2XDZJ8biDhWGb5qnxVbyf9IpGGoomiEaCo1xxSb51uxoAnJCKnod6iI6ED3wl6CA2SXx3LcRhd0VxDMNqz6HpUbj6oe9kit8x_jS0uA/s400/raketa7.jpg)
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